Ancora una volta le letture liturgiche invitano a essere sempre pronti, attenti.
Facendo leva sull’assonanza fra i termini greci “prosoché” (attenzione) e “proseuché” (preghiera) i cristiani hanno sempre affermato lo stretto legame tra queste due realtà: la preghiera ha bisogno di attenzione, e l’attenzione ha bisogno di preghiera.
L’attenzione è preghiera naturale perché la verità si disveli. È faticosa, e nell’animo vi è qualcosa che vi si oppone. Ecco perché deve essere accompagnata dalla vigilanza.
Vigilante è la persona sveglia, non addormentata , non intontita; lucida e critica, non passiva; responsabile e cosciente; che si lascia colpire e interpellare dagli eventi.
All’opposto dell’homo vigilans si colloca l’homo dormiens, colui che resta al di qua delle proprie possibilità, che ha paura, che vive orizzontalmente, che si disperde in mille cose da fare o in tante cose da possedere, che è pigro e negligente, che trascina la vita.
È colui che non ha passione; è nella sonnolenza, cioè nella morte.
Nella mitologia greca Hypnos (Sonno) è gemello di Thanatos (Morte)!
Chi è vigilante, al contrario, lotta contro il sonno e, dunque, contro la morte.
Don Michele Fontana