Lazzaro era un amico molto caro a Gesù. Insieme alle sorelle, Marta e Maria, viveva a Betania, piccolo borgo sulla strada di passaggio per Gerusalemme, e per questo sosta preferita del Signore nei viaggi verso la capitale.
Quando improvvisamente la sua salute si aggrava, le sorelle mandano a chiamare Gesù, ma egli volutamente ritarda la partenza e giunge a Betania trovando l’amico oramai deceduto da quattro giorni.
A Marta, che gli corre incontro disperata, il Signore dice: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà“.
Non le parla al futuro, ma al presente. Io sono la risurrezione e la vita. Non si riferisce a un domani ultimo, a un’altra vita, ma ad oggi, ora, qui.
Vivere è un continuo rinascere fino alla risurrezione finale.
Quando l’irto cammino della vita affronta cadute disseminate lungo il sentiero, Gesù si fa vicino per aiutarci a rialzarci. Ogni volta più forti di prima.
Il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima invita, allora, all’infinita pazienza della resilienza a non farci scoraggiare dai bui sepolcri nei quali vediamo spesso sigillati i nostri sogni, i nostri sforzi, le nostre relazioni.
“Lazzaro, vieni fuori“.
È il grido di Gesù davanti a ogni sepolcro; un grido che invita e nello stesso tempo realizza quanto chiede.
Anche a noi oggi il Signore ordina di venire fuori, uscire dal buio della disperazione e lasciarci liberare dalle bende che mummificano i nostri sforzi.
Ascoltiamo questo grido.
Accogliamo questo invito.
Oggi stesso possiamo iniziare la risalita.
Don Michele Fontana