Il nome dello Spirito, così come tramandato dalla Sacra Scrittura, è Ruach.
Secondo i biblisti questo termine può avere due significati strettamente collegati: vento e respiro.
Come si legge nel Vangelo di Giovanni, lo Spirito è comunicato dal Risorto nel segno del soffio e del respiro: «Alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20, 22).
Sempre secondo Giovanni, Gesù stesso utilizza anche l’altra simbologia: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8).
Anche nella Prima Lettura di oggi, la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste è paragonata a «un vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2).
L’immagine fa pensare a una forza grande che irrompe sulla realtà, modificandola.
Il vento, infatti, porta cambiamento: correnti calde quando fa freddo, fresche quando fa caldo, pioggia quand’è secco, ecc.
Anche lo Spirito Santo, a ben altro livello, fa così: è forza divina che cambia il mondo.
La Sequenza ce lo ricorda: è «nella fatica, riposo; nel pianto, conforto»; per cui così lo supplichiamo: «Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina».
Lo Spirito divino entra nelle situazioni e le trasforma; cambia i cuori e le vicende.
Invochiamo, oggi, una nuova Pentecoste su di noi e la nostra storia, affinché lo Spirito Santo, come vento gagliardo, ci aiuti a spazzare via ciò che è male per cambiare in bene.
Don Michele Fontana
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