Il Vangelo di oggi ci fa sostare ancora nel Tempio di Gerusalemme dove Maria e Giuseppe si recano per presentare Gesù.
Qui c’è un anziano nel cui nome è iscritta l’essenza stessa della sua persona: “Simeone”, traduzione di “Shime’on”, tratto da “sh’ma”, che significa ascoltare.
È infatti un “uomo giusto e pio”, che vive in ascolto del Signore. E lo Spirito Santo gli ha preannunciato che prima di morire vedrà il Messia atteso.
Simeone accoglie Gesù tra le braccia e benedice Dio, dicendo:
“Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza…”.
Nella sua preghiera, eminentemente profetica, comprendiamo che c’è un duplice modo di vedere: la “vista degli occhi”, che si sofferma sulla realtà materiale che raggiungiamo con questo senso, e la “vista dello spirito”, che ha come organo gli “orecchi” che si mettono in ascolto della parola del Signore, la meditano giorno e notte, e con essa interpretano il presente.
Cosa vedono gli occhi di Simeone? Un neonato indifeso.
Cosa vede con gli orecchi dell’ascolto di Dio? Il potente Messia!
Cosa vedono i suoi occhi? Un figlio di gente povera.
Cosa vedono i suoi orecchi? Il figlio di Dio.
Cosa vedono i suoi occhi? La quotidiana prassi della presentazione di un primogenito al Tempio.
Cosa vedono i suoi orecchi? L’opera straordinaria di chi diverrà nuovo Tempio.
Cosa vedono i suoi occhi? La penombra del giorno.
Cosa vedono i suoi orecchi? L’abbagliare prepotente della luce divina.
Chiediamo al Signore di aiutarci ad ascoltare la sua voce che parla alla nostra vita per riuscire anche noi a “vedere oltre la vista”, e gioire della presenza di Dio con noi.
Don Michele Fontana