“Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma da lontano: una stella spunta da Giacobbe, uno scettro sorge da Israele“.
Le parole di questa “profezia” di un “non-profeta”, riferite a Israele da un non Israelita, risuonano nella prima lettura di oggi.
L’autore è un mago di nome Balaam che incontra il popolo del Signore in marcia verso la terra promessa dopo aver lasciato l’Egitto.
Quando gli Ebrei raggiungono le steppe di Moab, in Transgiordania, gli abitanti del luogo hanno paura perché gli Israeliti sono accompagnati dalla fama di essere un popolo protetto da un Dio potente. Decidono di ricorrere alla magia. Il loro re, Balak interpella Balaam perché, con le sue efficaci maledizioni, riesca ad arrestare l’avanzata degli invasori.
Ma nonostante la buona volontà, il mago non riesce a emettere se non benedizioni. Perfino la sua asina inizia a parlare per impedire i malefici, schierandosi dalla parte degli Ebrei.
Così Balaam, invece delle richieste maledizioni, pronuncia quattro benedizioni.
Il versetto riportato fa parte dell’ultimo oracolo, la cui peculiarità è la citazione di due segni: una stella e uno scettro.
La stella mattutina “Lucifero” era lo stemma ideale del re di Babilonia (Isaia 14,12). La stella di cui parla Balaam è, dunque, un sovrano che ad esso si contrappone, e sorge in Israele (re Messia). Parole che troveranno conferma nei Magi.
Più immediato è il significato dello scettro, segno anch’esso dell’autorità regale.
Abbiamo, così, nelle parole di quel remoto mago d’Oriente un bagliore che illumina i lineamenti del futuro Messia, rivelandone i segni della sovranità.
A noi il compito di accogliere e meditare le parole di Balaam che continuano ad annunciare che la “stella” spunta da “Giacobbe”, dal popolo del Signore.
Aldilà della “profezia” storico-messianica, quelle parole suggeriscono che, qualunque sia la “stella” che desideriamo spunti nella nostra vita (pace, serenità, amore, giustizia, verità, fortezza, benedizione, ecc.), essa sorge sul popolo di Dio (Giacobbe), e quindi anche su noi se lasciamo che Gesù sia sovrano della nostra vita, osservando il suo comando ad amare e seguendo la sua volontà.
Don Michele Fontana
Una piccola nota culturale a margine: l’immagine scelta per l’articolo è la prima raffigurazione in assoluto della Natività, che risale al III secolo e si trova a Roma, nelle catacombe di Santa Priscilla. Come si intuisce, la pittura ritrae la Madonna con il bambino e il profeta Balaam che indica una stella. Questa pittura, posta sul soffitto di una nicchia, è collocata nel luogo dove i cristiani pregavano e custodivano le spoglie dei fedeli delle prime comunità romane. In essa si trova anche una delle prime rappresentazioni dell’Adorazione dei Magi.