Quante volte lo abbiamo ripetuto, forse per giustificare un’affievolita voglia di addobbare casa, allestire il presepe o adornare il tradizionale abete: questo Natale è “differente“, “diverso“.
La brusca fermata causata dal virus; le norme per contrastarlo che non ammettono “reunion” familiari; la crisi economica che inizia ad aprire sanguinanti ferite alle attività commerciali; la tristezza che adombra i cuori per chi ci ha lasciato; l’ansia che smorza il respiro nell’attesa di notizie “negative” da persone “positive”; l’angoscia indotta dai notiziari; soprattutto l’impossibilità di abbracciarsi, baciarsi, carezzarsi; sembrano smorzare sul nascere ogni accenno di festeggiamenti.
Sì, è vero: questo Natale sarà “diverso“, “differente“.
A mio avviso, tuttavia, questa situazione possiamo convertirla in occasione di “grazia”, invito a riscoprire la vera spiritualità della festa.
Chi di noi non lo ha detto almeno una volta nella sua vita: Così come si festeggia, il Natale ha perso di significato trasformandosi in evento mondano e consumistico, caratterizzato da corsa ai regali e preparazione di cene e cenoni; il tutto ammantato da falsi sorrisi, bugiarde promesse e ipocrite donazioni, fatte spesso per ripulire puntualmente la coscienza.
Siamo giunti al paradosso di festeggiare un “compleanno” (la nascita di Gesù) disinteressandoci del festeggiato; non volendolo alla festa; sostituendolo con Babbo Natale. Basti guardare le pubblicità e i film di questo periodo; oppure anche scrivere “Natale” sulla barra delle ricerche di Google per vedere quali e quante immagini appaiono prima di una semplice natività (Mai fatto questa prova?).
La macchina dei festeggiamenti corre veloce in direzione opposta al vero “senso” di marcia, e niente riesce a invertire la traiettoria.
Non ci resta che una brusca frenata!
In questo senso, lo stop imposto dall’epidemia è, paradossalmente, provvidenziale! Certamente non voluto, tantomeno causato dal Signore, ma da lui trasformato in invito a fermarci e riflettere.
Sì, è vero: ci voleva un Natale “diverso”, “differente”.
La parola “diverso” deriva da “divergere” e la sua origine latina richiama il movimento di volgersi verso qualcosa. Seguendo questo significato , dunque, dire che questo Natale può essere “diverso” significa affermare che la situazione che viviamo ci mette nella condizione di fermarci per cambiare direzione e riportare la macchina dei festeggiamenti nel corretto “senso” di marcia.
Anche la parola “differente”, composta dal termine “ferre” che in latino significa portare qualcosa, richiama l’idea di distanziarsi, aggiungendo però che l’allontanamento “porta qualcosa”, un arricchimento.
Questo è quanto mi sento di augurare a ciascuno: un Natale differente!
Un Natale che dismetta gli abiti “paillettati” con cui lo abbiamo addobbato finora, per reindossare la semplicità del suo significato più genuino: Gesù che nasce in una storia concreta, la nostra storia, per arricchirla della sua luce e portarvi la sua benedizione.
Lui è qui e bussa. A noi tocca aprire la porta!
Don Michele Fontana