Oggi si festeggia santa Cecilia. Già da fanciulla era innamorata del Signore e il pensiero di lui accompagnava ogni suo respiro e illuminava ogni giornata.
Nata da nobile famiglia romana si consacrò a Dio fin da piccola. I genitori non sapendo di questa scelta la diedero in sposa a un ufficiale dell’esercito di nome Valeriano. Questi, conosciuta l’intenzione della sposa, la rispettò, abbracciando anche la fede cristiana insieme al fratello e adoperandosi per aiutare i fedeli che in quel tempo erano perseguitati. Il prefetto di Roma, conosciuta l’opera dei due fratelli, li condannò a morte. Cecilia ne raccolse i corpi e diede onorata sepoltura nella catacomba. Il prefetto allora decise di processare anche lei condannandola a morte per decapitazione.
Qualche secolo dopo il martirio il culto di santa Cecilia prese una connotazione particolare che tuttora la caratterizza: venne scelta dai musicisti come patrona, tanto che spesso è raffigurata con strumenti e spartiti musicali.
Secondo alcuni racconti, infatti, durante le nozze con Valeriano, “mentre gli organi suonavano, Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore“.
Quest’informazione sembra indicare la spiritualità del musicista: mentre il suo strumento musicale suona, il cuore deve cantare l’amore al Signore.
Il Salmo 33 nei versetti iniziali esorta:
“Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, suonate la cetra con arte e acclamate”.
Questo è l’insegnamento che oggi viene a tutti noi, non solo ai musicisti, dalla vita di S. Cecilia. Lodiamo il Signore con la cetra, cioè con la nostra stessa vita; cantiamo con l’arpa a dieci corde. L’arpa sono le nostre azioni, con le dieci corde dei Comandamenti.
Facciamo di ogni circostanza di questa giornata un’occasione per elevare con le scelte, le parole, le azioni, un canto nuovo, un canto d’amore al Signore.
Facciamo di ogni nostra attività una bellissima melodia che allieta il cuore di chi ci incontra e rallegra quello di Dio.
Don Michele Fontana