Il Vangelo odierno presenta una giornata tipo di Gesù, vissuta a Cafarnao.
È sabato e, come ogni buon israelita, nel giorno del riposo si reca nella Sinagoga per partecipare alla funzione religiosa.
Il rituale prevede che dopo la lettura di alcuni brani della sacra Scrittura, qualche adulto presente possa fare un commento.
Gesù si alza e prende la parola.
L’evangelista Marco ricorda con entusiasmo che tutti rimangono “stupìti del suo insegnamento“.
Vorrei soffermarmi brevemente su questo stupore, che dovrebbe accompagnarci ogni volta che riceviamo un messaggio dal Signore meditando la sua parola, ascoltandola nelle parole di altri, leggendola nel libro della storia, riscoprendola nella bibbia del creato.
Nella regola di vita, S. Benedetto propone già nei primissimi articoli: “Ascoltiamo attoniti ciò che ci ripete ogni giorno la voce ammonitrice di Dio“.
La parola “attoniti” rimanda al tuono. La situazione di riferimento è quella dopo lo schianto di una folgore caduta vicinissima: il boato sbianca come un cencio; le orecchie pulsano e fischiano; si rimane impauriti e disorientati.
Ogni volta che il Signore parla, dovremmo rimanere “attoniti”: come se un tuono potente deflagrasse dentro di noi, sconvolgendo i cuori e scuotendo le coscienze.
Al contrario, spesso sembriamo addormenti davanti alla voce di Dio. Anestetizzati. Stupidi (secondo il significato etimologico) anziché stupìti.
Don Michele Fontana