Sognare è una caratteristica dei ragazzi.
Ogni ragazzo ha molti sogni nel cassetto, aspettative e ambizioni che alla sua età danno la giusta grinta per sperare di diventare qualcuno, realizzare se stesso, gratificare i familiari e, perché no, aiutare gli altri.
Poi ci sono i sogni premonitori, che ti svegli la mattina e non ti capaciti di cosa ti sia chiesto.
Fu così per Giovannino Bosco. Un grande sogno il suo. Un grande progetto.
“Non con le percosse ma con la mansuetudine trasformerai questi lupi in agnelli“.
Crescendo Giovanni capì cosa gli era stato preannunciato in quel sogno e spese la vita a servizio dei giovani.
Figlia di quel sogno, e chiamata a collaborare in quel progetto, mi sono lasciata travolgere dal sistema preventivo di Don Bosco e dalla sua missione che invita a cercare in ogni ragazzo “un punto accessibile al bene” per aiutarlo a diventare “buon cristiano e onesto cittadino”.
Il 24 maggio 1993 promisi di mettermi a servizio della Chiesa, dei giovani e dei ceti popolari, diventando Cooperatrice Salesiana, che è il terzo ramo (laicale) della Famiglia di don Bosco, insieme ai sacerdoti (SDB) e alle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA).
Dopo anni di servizio nella Famiglia Salesiana di Satriano vedevo la realtà sgretolarsi sotto i piedi: la partenza delle suore, la chiusura della casa. Lo sconforto totale.
Forse presa dai tanti dispiaceri sognai … “guida e sostegno della gioventù”.
Io? Ma dai! Qui tutto va a rotoli. Gesù, tu mi conosci, …
Mi confidai con la Direttrice uscente che garantì la sua preghiera a distanza.
Il tempo passava e la realtà diceva tutto. Cercavo rifugio nella preghiera e leggevo la Bibbia sperando di trovare una risposta, un qualcosa che facesse vibrare le corde del mio cuore.
Mi soffermai su una frase della lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi: “Tutto posso in colui che mi dà la forza“. Effettivamente di forza ne avevo poca e capacità di interpretare sogni ancor meno.
Gli anni passavano e la realtà salesiana nel borgo di Satriano veniva portata avanti con sacrifici dai Cooperatori e dalle Ex-allieve F.M.A., mentre io ho trovato opportunità di servizio in un altro posto.
Nella parrocchia dove abito, è arrivato don Michele Fontana, sacerdote che ha respirato carisma salesiano e poteva capirmi. In poco tempo, l’intesa e la collaborazione, e pian piano ogni cosa ha iniziato a prendere forma.
Iniziai a capire e dare un senso a tutto!
Con l’incanto e la meraviglia negli occhi e la gioia che straripa nel cuore, sono testimone della realizzazione di un salone intitolato a Don Bosco, di un oratorio intitolato a S. Domenico Savio e di molteplici attività finalizzate ai giovani.
Ed ecco la forza, il coraggio e la gioia che ancora oggi mi rendono felice nel dedicare tempo a Gesù.
Ho capito, e ne sono certa, che ogni scelta e ogni passo sono stati pensati e guidati da Lui, per cui non posso che rendergli grazie ogni giorno.
Anna Chiaravalloti, Cooperatrice Salesiana
28 gennaio 2020.
Primo giorno del Triduo di Don Bosco