“Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo“.
La prima domenica di Quaresima ci porta con Gesù nel deserto, quasi invitandoci a fare di questo periodo un tempo per riconoscere e vincere le piccole e grandi tentazioni.
Nell’introdurre l’episodio, il brano del Vangelo sottolinea che Gesù si reca nel deserto direttamente dal Giordano.
L’annotazione non è casuale: sulle rive del fiume, infatti, era andato per ricevere il battesimo, e in quell’occasione “venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento“.
Prima di andare nel deserto, dunque, le ultime parole rivolte a Gesù sono quelle di Dio che gli dice: “Tu sei il Figlio mio“.
Giunto nel deserto, le prime parole che ode sono quelle del diavolo che per due volte le mette in dubbio: “Se tu sei Figlio di Dio…”.
Il legame tra i due episodi invita a riflettere sul fatto che alla base di ogni tentazione c’è il rinnegamento della parola d’amore che Dio rivolge a ciascuno e la negazione della nostra figliolanza divina.
Il Signore parla al nostro cuore in tante occasioni e in diversi modi (nella preghiera, nella meditazione, attraverso gli altri, con il linguaggio del creato, mediante la nostra storia, ecc.), ma la tentazione mette in dubbio ogni sua parola facendo passare per male ciò che è bene e per bene ciò che è male, per vero ciò che è falso e per falso ciò che è vero.
La tentazione in fondo vuole farci dubitare di essere figli di Dio; tende a non farci confidare che qualunque cosa abbiamo potuto fare, se torniamo a lui, egli corre incontro per abbracciarci; a non farci credere nel fatto che Egli non dorme, non piglia sonno, quando abbiamo una difficoltà, e lotta con noi e per noi.
È la tentazione dello scoraggiamento, dello sconforto, dell’abbattimento, della depressione, dell’angoscia, della perdita di speranza.
In tutte queste situazioni ci stia vicino il Signore.
… Non abbandonarci nella tentazione, ma liberaci dal male. Amen!
Don Michele Fontana