Con la festa del “Battesimo del Signore” concludiamo liturgicamente il periodo del Natale; e lo facciamo ricordando la terza “teofania” (manifestazione di Dio): la prima fu con la visita dei pastori a Betlemme; la seconda l’abbiamo festeggiata tre giorni fa, con l’arrivo dei Magi.
Se sono gli angeli a recare ai pastori l’annuncio della nascita del Salvatore, e la stella ai Magi venuti dall’Oriente, nel Battesimo è la voce del Padre che indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio.
Racconta Luca che, dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni, mentre Gesù esce dall’acqua assorto in preghiera, “si aprirono i cieli“.
È il momento atteso da schiere di profeti, come Isaia che invocava nostalgicamente: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!“.
Una preghiera che ha attraversato tutto l’Antico Testamento, riecheggiando da pagina in pagina, per trasmettersi da cuore a cuore, da labbra a labbra, nelle orazioni di uno stuolo innumerevole di fedeli che attendevano l’irrompere di Dio nella storia.
Finalmente la preghiera è esaudita!
Come afferma san Gregorio Nazianzeno, Gesù salendo dalle acque “vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza“.
Il racconto evangelico prosegue annotando che “discese sopra di lui [Gesù] lo Spirito Santo“, mentre si udiva la voce del Padre rivolgersi al Figlio: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento“.
Il lieto messaggio del Vangelo è proprio questo: l’annuncio dello squarciarsi dei Cieli e dell’irrompere di Dio nella storia di ogni uomo.
In questo giorno di festa eleviamo la nostra richiesta al Signore perché anche oggi si squarcino i cieli e irrompa la sua voce e la sua presenza nella nostra vita.
Don Michele Fontana