La parabola di oggi ci accompagna in Palestina ai tempi di Gesù.
All’epoca, anche a motivo del clima rovente nelle ore calde, spesso i grandi viaggi si compivano al calar del sole e terminavano nelle ore notturne.
Il pane era produzione casalinga, ogni famiglia lo produceva in proprio e lo conservava in un deposito dall’altra parte rispetto alla porta. Tra porta e deposito c’era una stanza che di giorno fungeva da abitazione e di notte da dormitorio: si deponevano delle stuoie a terra e si dormiva vicini, uno accanto all’altro.
In questo contesto Gesù narra di un uomo che a mezzanotte, mentre dorme tranquillamente con moglie e figli, sente bussare alla porta un amico che gli chiede aiuto: ha bisogno di tre pani da dare, a sua volta, a un altro amico giunto da un lungo viaggio.
Andare a prendere il pane avrebbe comportato il rischio di calpestare, o almeno svegliare, i bambini che dormivano sul pavimento accanto ai genitori.
La parabola, come si può comprendere, insiste sul legame di amicizia tra i protagonisti: sarà essa a far esaudire la richiesta. Se non dovesse bastare, sarà l’insistenza a garantire il risultato. La parola tradotta con “insistenza” richiama la mancanza di pudore, il non avere paura di presentarsi a un orario inopportuno.
Gesù dona quindi fondamento a ogni preghiera, invitando alla fiducia di essere esauditi da Dio, perché è nostro “amico”!
La parabola motiva anche la preghiera d’intercessione, spingendoci a “non avere pudore” di bussare al suo cuore anche per gli altri nostri “amici”. E lo fa con tre verbi che richiamano il racconto: chiedete, cercate, bussate.
Don Michele Fontana