I pellegrini che giungevano a Gerusalemme ai tempi di Gesù non potevano non rimanere affascinati dalla maestosità, bellezza e ricchezza del Tempio, reso ancor più fastoso dalle pietre e dai doni votivi. Quella gigantesca costruzione, ritenuta la casa di Dio per eccellenza, era l’orgoglio di un intero popolo.
Nel Vangelo di oggi (Lc 25,2-19), quando anche Gesù giunge nella capitale politica e religiosa, va a visitare il sacro edificio insieme ai suoi apostoli, i quali si lasciano andare in manifestazioni di stupore e ammirazione.
Il Maestro approfitta della circostanza per impartire un insegnamento la cui vastità tocca anche la nostra vita. Dice ai presenti:
“Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta“.
Il Signore non intende minimamente fare il “guastafeste” alle esternazioni di stupore dei discepoli, ma vuole aiutarli a distinguere nella vita ciò che rimane da ciò che non rimane.
Di quel Tempio, così maestoso, tra qualche anno non rimarrà nulla. Difatti, circa quaranta anni dopo, il 70 d.C., l’esercito romano assedierà e conquisterà la Città santa e il Tempio sarà distrutto. Ancora oggi nel calendario ebraico si ricorda quell’evento con una giornata di lutto, mentre i conquistatori Romani lo celebrarono con l’arco di Tito in Roma.
Il nodo centrale dell’insegnamento di Gesù, dunque, è saper distinguere sempre ciò che resta da ciò che è transitorio.
Innanzitutto in questa vita terrena: è estremamente necessario saper distinguere le cose che sono passeggere da quelle che, invece, rimangono, per non rischiare di privilegiare le prime a discapito delle seconde. Ad esempio, ciò che rimane sono la famiglia e gli affetti. Sacrificare questi per godere di cose, attività o persone che sono transitorie è veramente da stolti.
L’insegnamento di Gesù, comunque, s’indirizza principalmente alla totalità della nostra esistenza che è fatta di vita terrena e vita eterna.
Ciascuno dovrebbe aver sempre chiaro cosa rimane per sempre di se stesso e a se stesso (anche dopo la morte), e cosa invece è transitorio.
“Di noi” rimangono gli insegnamenti e i valori che avremo trasmesso e testimoniato con le nostre scelte e azioni concrete. Quali valori vogliamo che perdurino nei ricordi e nella vita degli altri (a partire dai nostri familiari)?
“A noi” rimane la nostra anima. Le ricchezze, gli onori, i prestigi, li dovremo lasciare su questa terra.
Se è legittimo curare la bellezza delle realtà terrene, allora, è ancor più giusto e doveroso occuparsi della bellezza della nostra anima.
Gli ornamenti che impreziosiscono l’anima sono l’amorevolezza, la gentilezza, la cortesia, la pace, la giustizia, la verità e ogni altra virtù.
Don Michele Fontana