“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi“.
Questo versetto del Prologo di Giovanni che per la seconda volta in pochi giorni è proclamato nella liturgia, fa da centro nevralgico di tutta la sacra Scrittura.
In verità una corretta traduzione dall’originario testo greco potrebbe anche essere:
“Piantò la sua tenda in mezzo a noi“.
La parola utilizzata, “eskenosen” (piantò la tenda) richiama la radice ebraica il cui significato è, appunto, “tenda“.
Certamente, nello scegliere questo verbo l’evangelista ha in mente il luogo dell’incontro fra Dio e il Popolo di Israele, che durante il lungo peregrinare dell’Esodo era costituito da un santuario mobile, una vera e propria tenda accampata tra le altre della gente.
Ne segue in modo congruente che il messaggio che l’evangelista intende proporre è vedere in Gesù la dimora di Dio in mezzo a noi.
Comunque, la scelta di rappresentare questa “casa” di Dio con la metafora della tenda e non di un tempio o un edificio stabile, implica altri importanti significati.
Immediatamente suggerisce che Gesù non sceglie una dimora fissa perché lo avrebbe imprigionato in un solo posto, forse lontano dalle persone, certamente distante dalla maggior parte. Il Signore, invece, vuole abitare in ogni persona, in quantunque situazione si trovi, ovunque vada. Vuole camminare con noi, sempre!
In questo senso, il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze ha sottolineato che “l’abitare, per il cattolico, è anzitutto un farsi abitare da Cristo“.
Altro messaggio che la metafora suggerisce si può dedurre dalla condizione tipica della tenda: certamente decorosa ma non della stessa grandezza, agiatezza, saldezza strutturale, possenza, stabilità fisica, proprietà di terreni circostanti e fastosità che può avere un nobile palazzo o una regia.
La tenda che il Verbo pianta nella vita degli uomini per abitarla con la sua santità è ogni persona; ciascuno di noi!
Non ci chiede grandezza, per non escludere chi è piccolo.
Non ci chiede agiatezza, per non escludere chi è povero.
Non ci chiede saldezza per non escludere chi vive incertezza economica, familiare o sociale.
Non ci chiede possenza, per non escludere chi è malato e fragile nel corpo e nella psiche.
Non ci chiede stabilità, per non escludere chi non ha fissa dimora.
Non ci chiede terreni, per non escludere chi non ha una patria.
Per abitare in noi Gesù chiede solo di farlo accampare nella tenda del nostro cuore.
Don Michele Fontana