Gruppo Scout Agesci “Satriano 1”
Uscita di Comunità Capi
Lunedì 20 marzo 2023
Solennità di S. Giuseppe
Patris corde
Quest’anno il 19 marzo è stato di domenica.
Liturgicamente le domeniche di Quaresima hanno priorità su ogni altra ricorrenza, pertanto la solennità di S. Giuseppe si sposta di un giorno e si celebra oggi.
La coincidenza vuole che quest’uscita di Comunità Capi avvenga nella festa liturgica del Patrono della Chiesa. Occasione per cui guarderemo alla sua paternità per riflettere sulla figura del Capo scout consapevoli che, come insegna papa Francesco, “tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti”.
Prenderemo come riferimento per la riflessione personale e comunitaria la lettera apostolica Patris corde (che significa “con cuore di padre”) scritta da Papa Francesco in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di S. Giuseppe quale patrono della Chiesa universale.
Nello scritto sono individuate sette caratteristiche della paternità del santo. Ad esse attingeremo per cogliere altrettanti profili del Capo scout: Padre amato; Padre nella tenerezza; Padre nell’obbedienza; Padre nell’accoglienza; Padre dal coraggio creativo; Padre lavoratore; Padre nell’ombra.
Ciascun capo rifletterà su uno di questi profili. A fine cammino si condivideranno i frutti delle riflessioni.
1. Padre amato
Dalla lettera Patris corde. “La paternità di S. Giuseppe si è espressa concretamente nell’aver fatto della sua vita un servizio; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro. Per questo suo ruolo nella storia della salvezza, San Giuseppe è un padre che è stato sempre amato dal popolo cristiano, come dimostra il fatto che in tutto il mondo gli sono state dedicate numerose chiese”.
Spunti per la riflessione. Cosa significa che la paternità di un Capo scout si vive nel servizio? Verso chi? Quali esempi concreti di servizio possiamo indicare?
2. Padre nella tenerezza
Dalla lettera Patris corde. “Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza. Dobbiamo imparare ad accogliere la nostra debolezza con profonda tenerezza. Il Maligno ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza. È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Il dito puntato e il giudizio che usiamo nei confronti degli altri molto spesso sono segno dell’incapacità di accogliere dentro di noi la nostra stessa debolezza, la nostra stessa fragilità”.
Spunti per la riflessione. Quali sono le fragilità di un Capo scout in generale? Quali sono le fragilità della nostra Co.Ca.? Come guardarci con “tenerezza”? Come guardare gli altri con “tenerezza”?
3. Padre nell’obbedienza
Dalla lettera Patris corde. “Giuseppe è fortemente angustiato davanti all’incomprensibile gravidanza di Maria. L’angelo lo aiuta a risolvere il suo dilemma. La sua risposta fu immediata. Con l’obbedienza superò il suo dramma e salvò Maria. In un secondo sogno l’angelo ordina a Giuseppe di fuggire con Maria e Gersù in Egitto per sfuggire alla furia di Erode. In un terzo sogno gli ordina di alzarsi, di prendere con sé il bambino e sua madre e ritornare nella terra d’Israele. Una quarta volta il messaggero divino gli ordina di non andare in Giudea, ma in Galilea. Tutte queste volte Giuseppe obbedisce senza proferire parola. San Luca, inoltre, rileva che i genitori di Gesù osservavano tutte le prescrizioni della Legge: i riti della circoncisione, della purificazione di Maria dopo il parto, dell’offerta a Dio del primogenito. In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo fiat, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani”.
Spunti per la riflessione. Cosa significa obbedienza per un Capo Scout?A chi obbedire? Su cosa? Per quale fine? Attraverso chi e/o cosa il Signore parla alla Co.Ca.? Cosa sta chiedendo ora il Signore alla Co.Ca.?
4. Padre nell’accoglienza
Dalla lettera Patris corde. “Giuseppe accoglie Maria senza mettere condizioni. Si fida delle parole dell’Angelo. Tante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre delusioni. Solo a partire da questa accoglienza, da questa riconciliazione, si può anche intuire una storia più grande, un significato più profondo. Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio a ciò che non abbiamo scelto eppure esiste. Accogliere così la vita ci introduce a un significato nascosto. L’accoglienza di Giuseppe ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli, perché Dio sceglie ciò che è debole”.
Spunti per la riflessione. Cosa dobbiamo accogliere della nostra Co.Ca? Con cosa dobbiamo riconciliarci? Quali aspetti negativi del carattere degli altri Capi dobbiamo accogliere? Quali aspetti negativi del nostro carattere dobbiamo migliorare per essere accolti?
5. Padre dal coraggio creativo
Dalla lettera Patris corde. “Davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere. Il Cielo interviene fidandosi del coraggio creativo di Giuseppe, che giungendo a Betlemme e non trovando un alloggio dove Maria possa partorire, sistema una stalla e la riassetta, affinché diventi quanto più possibile un luogo accogliente per il Figlio di Dio che viene nel mondo. Il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza. Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare”.
Spunti per la riflessione. Quando ci è sembrato di non essere aiutati da Dio? Quali sono le difficoltà che singolarmente dobbiamo affrontare e che sembrano più grandi di noi? Quali sono le difficoltà che rischiano di schiacciare la Co.Ca.? Quali problemi possiamo trasformare in opportunità? Come?
6. Padre lavoratore
Dalla lettera Patris corde. “Un aspetto che caratterizza San Giuseppe è il suo rapporto con il lavoro. Era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che ci circonda”.
Spunti per la riflessione. Che tipo di lavoro deve fare un Capo scout per la Co.Ca.? Che tipo di lavoro deve fare la Co.Ca. per ogni singolo Capo scout? Come collaborare con Dio nella sua opera di “creazione” del mondo che ci circonda?
7. Padre nell’ombra
Dalla lettera Patris corde. “Lo scrittore polacco Jan Dobraczyński ha narrato la vita di San Giuseppe con la suggestiva immagine dell’ombra. Definisce il santo come l’ombra del Padre Celeste per Gesù: lo custodisce, lo protegge, non si stacca mai da Lui per seguire i suoi passi. Così Giuseppe ha esercitato la paternità per tutta la sua vita. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti. Nella società del nostro tempo, spesso i figli sembrano essere orfani di padre. Anche la Chiesa di oggi ha bisogno di padri. Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze”.
Spunti per la riflessione. Cosa significa per un Capo scout essere l’ombra di Dio per i ragazzi che gli sono affidati? Cosa significa non trattenere, non imprigionare, non possedere i ragazzi? Quando e in che modo li tratteniamo? Quando e in che modo li imprigioniamo? Quando e in che modo li consideriamo nostro possesso?
Annota di seguito il frutto della tua meditazione
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