All’inizio del brano evangelico di questa domenica brilla la preghiera del Padre nostro, come risposta di Gesù ai discepoli che gli chiedono di insegnargli a pregare.
Nell’ascoltare la lettura noteremo alcune differenze con il Padre nostro con cui siamo soliti pregare.
Il brano di oggi è, infatti, tratto dal Vangelo secondo Luca, mentre la versione che recitiamo è estrapolata dal Vangelo secondo Matteo (contiene due invocazioni in più ed è più lunga).
Entrambe le versioni sono divisibili in due parti: la prima ha come oggetto Dio stesso; la seconda riguarda i nostri bisogni essenziali.
Ad ogni modo, in ciascuna delle forme ci rivolgiamo a Dio chiamandolo “Padre” e invochiamo la santificazione del suo nome (richiesta tipica della cultura ebraica).
Dal momento che il nome di Dio che Gesù ha rivelato è quello di “Padre”, si può tradurre l’invocazione d’esordio con:
“Fatti riconoscere come Padre“.
Quando il mondo va male, quando manca la pace, quando manca la serenità, quando manca la salute, quando manca la speranza… nella recita della preghiera chiediamo a Dio di mostrare al mondo intero che lui è nostro padre, ci vuole bene e non ci abbandona; per questo gli consegniamo ogni affanno e gli affidiamo anche le cose belle, i progetti e i sogni.
Il Padre nostro ricorda, inoltre, a noi per primi che Dio è padre di tutti e tutti ama allo stesso modo, per cui la condizione di essere benedetti è benedire gli altri, di essere aiutati è aiutare, di essere guidati è guidare, di essere sostenuti è sostenere, di essere perdonati è perdonare.
Don Michele Fontana