Alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercano di farlo entrare nella casa dove si trova Gesù, e metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte accedere a causa della folla, salgono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calano con il lettuccio nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, Gesù concede a quell’uomo la guarigione del corpo e dell’anima.
In questo racconto, proclamato nelle liturgie di questa mattina (pomeriggio entreremo già nella solennità dell’Immacolata), possiamo cogliere un duplice insegnamento: uno deriva dalla narrazione storico-letterale e l’altro dal suo senso spirituale.
La lettura storica parla di un grande affetto di alcuni uomini per un amico sofferente. Un sentimento che si trasforma in misericordia concreta, farsi carico del problema per aiutare a risolverlo.
Questa lettura sprona in ciascuno un interrogativo: “Sono anche io disposto a prendere il lettuccio dell’altro e aiutarlo concretamente?”.
Interpretata in senso spirituale, la narrazione suggerisce che l’Avvento non è solo un “venire” del Signore, ma anche un “andare” a lui.
Ciascuna persona, allo stesso tempo malato e portantino, deve deporre sopra il lettuccio della preghiera i propri mali, i propri peccati, i propri difetti, le proprie negatività, per portarli al Signore, affidandole alla sua misericordia.
Don Michele Fontana