Dopo che Davide compì l’impresa di uccidere l’invincibile gigante Golia, un tripudio di gente in festa lo accolse al suo ritorno. Il testo biblico racconta come uscirono le donne da tutte le città d’Israele a danzare accompagnandosi con i tamburelli e cantando: “Ha ucciso Saul i suoi mille e Davide i suoi diecimila“.
I re Saul ne fu molto irritato e diceva: “Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dati mille. Non gli manca altro che il regno“. Così da quel giorno guardò sospettoso Davide e comunicò a suo figlio e ai suoi ministri di volerlo uccidere.
Saul è icona eloquente dell’invidia che in modo più o meno intenso ammorba la vita di tutti, nessuno escluso.
L’invidia è un vizio, un sentimento negativo perché procura tristezza e dolore a chi la vive. È, infatti, uno stato d’animo che rattristisce nel vedere un’altra persona possedere un bene o una qualità.
La conseguenza dell’invidia è la morte della persona invidiata.
Non sempre, come Saul, si decide per la morte fisica, ma quasi sempre si pongono in essere discorsi, frasi, gesti, azioni per farla morire nel cuore e nella stima degli altri, per denigrarla nella dignità, per sminuire le sue qualità.
Così, mentre mira a far morire l’altro, finisce con far morire se stessi nella tristezza del rancore.
Chiediamo al Signore di aiutarci a superare tutte le situazioni che ci rendono invidiosi.
Don Michele Fontana