Un fariseo invita Gesù a pranzo, ed egli cortesemente accetta.
Quando sono a tavola, il padrone di casa si meraviglia nel vedere che il maestro prima di sedere non faccia le abluzioni: una serie di lavaggi, tra cui anche delle mani fino ai gomiti, fatti non propriamente per igiene, ma per pura ritualità.
Secondo i farisei, infatti, la santità si identifica nella pratica rigorosa di norme come queste.
Chiaramente, l’atteggiamento di Gesù è volutamente provocatorio al fine di dare un insegnamento.
Si rivolge, infatti, all’ospite dicendo: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria.. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro”.
Dopo aver rimproverato ai farisei di pulire solo l’esterno del bicchiere, Gesù non continua il discorso sull’interno del bicchiere, che sarebbe pieno di marciume, ma sul loro “interno pieno di avidità e di cattiveria”. Oppone, quindi, all’esterno del bicchiere, l’interno dei farisei, per poi chiedere di darlo in elemosina per purificarlo.
Ecco, quindi, un duplice insegnamento:
– Prima di purificare, abbellire, il nostro esterno (trucchi, acconciature, vestiti e outfit per il corpo; ricercatezza nel linguaggio per i discorsi; false apparenze per le relazioni; addobbi, ornamenti, decorazioni, parati per case e chiese; immagini e video per i social; ecc.) dobbiamo impegnarci a rendere bello il nostro interno (cuore, pensieri, desideri, intenzioni, ecc.).
– L’interno (cuore, pensieri, ecc.) si purifica donandolo in elemosina.
Qui mi sembra che l’insegnamento raggiunga vette altissime nell’affermare che l’elemosina purifica.
Sì, l’elemosina purifica, non solo la persona che dona, ma anche quanto viene donato!
Don Michele Fontana