Questa domenica il Vangelo propone una parabola narrata solo in Luca (al capitolo 16), quella del ricco e del povero Lazzaro.
Da una parte c’è un agiato signore a cui piace avvolgersi nel lusso e godere di lauti banchetti; dall’altra c’è un mendicante che sta alla sua porta coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cade dalla tavola; ma quelle molliche sono destinate ai cani e non a lui.
Mentre del ricco non viene riferito il nome, del povero si sottolinea che si chiama Lazzaro.
Nella simbologia della parabola, il ricco richiama l’uso dei beni per un piacere sfrenato ed egoistico; per soddisfazione personale senza cura dei “mendicanti” che diventano come invisibili.
Il povero, a differenza del ricco, ha un nome, Lazzaro, abbreviazione di Eleazaro, che significa “Dio lo aiuta”. La sua figura rappresenta, infatti, le persone di cui soltanto Dio si prende cura.
Chi è dimenticato da tutti, Dio non lo dimentica.
Chi è invisibile al cuore degli altri, è al centro dei pensieri del Signore.
Chi vale nulla agli occhi degli uomini, è prezioso a quelli di Dio.
Sapendo ciò, a noi tocca decidere se essere strumento attraverso cui Dio vede, pensa e si prende cura dei tanti Lazzaro che sostano, invisibili, bramosi di sfamarsi delle piccole briciole d’amore, tenerezza e dolcezza che cadono dai tavoli delle nostre vite.
Don Michele Fontana