Ieri il Vangelo della Messa proponeva l’annuncio, avvenuto nel Tempio di Gerusalemme, nel quale l’angelo Gabriele comunicò a Zaccaria la nascita di suo figlio Giovanni Battista.
Oggi il Vangelo narra un altro annuncio, avvenuto sei mesi dopo, dello stesso angelo Gabriele, questa volta a Maria, per chiederle la disponibilità a essere la madre di Gesù (Lc 1,26-38).
Sono passati “solo” sei mesi, ma assistiamo a un vero e proprio stravolgimento che segna il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento chiaramente rappresentato dal contesto scelto per la manifestazione divina.
Nel primo caso Dio manda il suo angelo nel Tempio di Gerusalemme, luogo per eccellenza della sua presenza, dimora della sua gloria, nella quale abita e dalla quale si rivela.
Nel secondo caso, con Maria, il Signore invia l’angelo in un’umile casa situata in uno sconosciuto borgo, Nazareth, alla periferia di un paese posto nella periferia dell’Impero.
Entrando in casa di Maria, Gabriele la saluta come “piena di grazia”, riempita della presenza di Dio.
Ecco il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento: da Maria in poi, Dio non ha più bisogno di un Tempio, perché ogni persona che accoglie Gesù diventa suo tempio, dimora della sua presenza che egli riempie della sua santità e nella cui vita si mostra e parla agli altri.
Anche noi, che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo fin dal Battesimo, accogliendo Gesù, soprattutto nell’Eucaristia, siamo tempio del Signore, in cui egli si rende presente, si mostra e parla attraverso la nostra vita.
Don Michele Fontana.