“Un uomo ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania… e se ne andò…”.
Gesú stesso spiega il significato della parabola.
Senza pretendere di aggiungere altro, vorrei brevemente offrirne una chiave interpretativa di tipo esistenziale.
“Nemico” che semina la mala erba nell’agro della nostra giornata è ogni persona, ogni luogo, ogni incontro, ogni attività che sementa odio, divisione, dolore e tristezza.
Nel racconto la disseminazione avviene, furtivamente, mentre “tutti dormono“. Quando, assopiti, abbassano la guardia.
Dormiamo ogni qual volta, rapiti in oniriche visioni, trasmutiamo la percezione della realtà, abbassiamo la guardia, accogliamo senza discernimento qualsiasi esperienza.
Proprio in quei contesti, quando siamo stordirti dall’apatia, drogati dalle passioni, anestetizzati dalla mondanità, irretiti dalle divisioni, spossati dalla stanchezza, offriamo campo libero e terreno accogliente alla zizzania.
Basta una parola fuori posto, un ricordo improvviso, un gesto inconsulto, una smorfia, uno sguardo, e il gioco è fatto: il sospetto, l’odio, lo sdegno, l’ira, la gelosia, l’invidia, la tristezza sono seminati nella mente, e da lì penetrano fin dentro il cuore per attecchire e crescere.
Questa linea interpretativa impone di custidire con cura il nostro campo; stare desti; non lasciarci prendere dalla stanchezza fisica e morale; vagliare con oculatezza ogni luogo, incontro, dialogo ed esperienza che viviamo.
La zizzania cade accompagnata dallo scorrere del tempo e s’insinua nelle pieghe del nostro stesso respiro.
Don Michele Fontana