Rivolgendosi alla folla che lo seguiva, Gesù nel Vangelo di oggi (Lc 14,25-33) indica le condizioni per essere considerati veri discepoli e quindi buoni cristiani:
– Amarlo oltre le persone (“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”). Quando il giudizio delle persone ci condiziona negativamente, quando abbiamo timore di essere insultati o esclusi per la nostra fede, quando seguiamo comportamenti sbagliati per ricevere approvazioni e “like”, non possiamo dirci buoni cristiani;
– Amarlo oltre ogni sacrificio (“Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”). Quando le sofferenze (dai piccoli intoppi quotidiani alle grandi croci della vita come malattie, lutti, disgrazie, ecc.) ci portano a inveire. o addirittura bestemmiare, non possiamo dirci buoni cristiani;
– Amarlo oltre ogni bene. Per quest’ultimo insegnamento Gesù propone la metafora della torre che permette anche di riflettere sulla prudenza e sulla sapienza: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo”.
In questo consiste la prudenza: nella capacità di calcolare le conseguenze di ogni nostra azione.
In questo consiste la sapienza: nella capacità di verificare se abbiamo i mezzi per portare a termine ogni scelta di bene.
Quanti errori facciamo ogni giorno per mancanza di prudenza e sapienza!
Don Michele Fontana