Non tutti sanno che oltre al Magnificat di Maria, nei Vangeli si trova il “magnificat”di Gesù. È il brano proposto dalla Messa di oggi in cui il Signore dice: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10,21_24).
È una preghiera di lode e benedizione per mezzo della quale Gesù si rivolge a Dio con una confidenza unica, chiamandolo “Padre”, in aramaico “Abba”, cioè “Papà”.
In questo nome è racchiusa la tenerezza con cui anche noi possiamo rivolgerci a Dio. Egli è Creatore e Signore del cielo e della terra, l’Altissimo, ma possiamo chiamarlo papà confidando nel suo amore nei nostri confronti e nel fatto che il suo cuore si scioglie quando sente il solo suono della nostra voce invocarlo.
In questa tenerezza filiale Gesù confessa che il suo, e nostro, papà nasconde la sapienza ai sapienti per donarla ai piccoli.
Secondo il linguaggio semitico l’esclamazione significa che la sapienza divina non è frutto o conseguenza di semplice conoscenza culturale.
C’è una sapienza dei piccoli che non è da confondersi con il sapere, il bagaglio culturale, l’insieme di nozioni apprese, la quantità di parole conosciute o la diversità di lingue parlate.
C’è una sapienza dei piccoli che permette di conoscere la verità delle cose e la bontà dei fatti, di distinguere il bene dal male e compiere le scelte giuste, di capire quando parlare e come parlare, quando agire e come agire.
C’è una sapienza dei piccoli che spesso anche i dotti stentano a possedere e che, al contrario, capita di riconoscere in tante persone umili, come le nostre nonne.
C’è una sapienza dei piccoli, che è dono dello Spirito Santo.
Don Michele Fontana