La purezza nella Sacra Scrittura indica l’idoneità di una persona a presentarsi davanti a Dio.
All’epoca di Gesù c’erano molte prescrizioni che indicavano le condizioni necessarie per essere considerati puri e, quindi, accolti dal Signore. Alcune di esse le ritroviamo anche nei Vangeli come, ad esempio, non toccare un lebbroso, non prendere cibo senza aver fatto le abluzioni rituali, o norme legate agli alimenti, alle bevande, alle stoviglie e ai vestiti. Si trattava di una miriade di leggi, molte imposte per “tradizione“, che costituivano un vero e proprio groviglio comportamentale nel quale era veramente difficile districarsi. Per questo, la gente viveva in costante timore di sbagliare qualcosa e non essere accolta da Dio. Al contrario chi faceva dell’osservanza pedissequa delle norme il suo stile di vita (come i farisei), era considerato “giusto“.
Nella narrazione evangelica di oggi, Gesù invita i discepoli a valutare il comportamento non partendo dalle prescrizioni umane ma dalla volontà di Dio (Marco 7,14-23).
“Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro … Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo“.
In pratica rovescia la prospettiva che tanta ansia portava alle persone: ciò che è impuro non viene da fuori a dentro, ma da dentro a fuori.
Questo capovolgimento di veduta comporta alcune conseguenze.
Innanzitutto nessuno dovrà chiedersi se un cibo renda pura o impura una persona, se mangiare carne (o alcuni tipi di carne) sia moralmente errato o no.
Altra conseguenza è che ciò che rende graditi a Dio, ciò che avvicina o allontana da Lui, sono le azioni concrete. E Gesù ne elenca alcune: furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Infine, e qui l’insegnamento raggiunge il punto focale, dal momento che dal cuore escono i propositi che si trasformano in azioni, è il cuore puro che rende puri, così come il cuore impuro rende impuri.
Non illudiamoci di essere graditi a Dio solo perché esternamente seguiamo tante norme, anche secondo i precetti della Chiesa, se il cuore non è puro.
Non illudiamoci di essere graditi a Dio se guardando la nostra vita vediamo furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza, ecc..
Don Michele Fontana