Il sabato è sicuramente il giorno del Triduo pasquale che più trascuriamo: lo viviamo come un tempo indefinito, di passaggio dalla Croce della Passione al Gloria della Pasqua, di preparativi (anche se quest’anno in tono minore) per la grande festa.
Al contrario, credo che dovremmo fare nostre le parole di Papa Francesco pronunciate l’anno scorso, consapevoli che la pandemia, con le nefaste conseguenze a livello sanitario, sociale ed economico che continuano ad abbattersi violentemente su tutto il globo terrestre, c’impone di riscorprire il vero significato del Sabato Santo, consacrato al grande silenzio.
Possiamo specchiarci nei sentimenti dei discepoli in questo giorno in cui pensano il loro Maestro oramai morto per sempre.
Come spesso anche noi, hanno negli occhi il dramma della sofferenza, di una tragedia inattesa accaduta troppo in fretta; hanno visto la morte e hanno la morte nel cuore.
Al dolore si accompagna la paura: faranno anche loro la stessa fine?
E poi i timori per il futuro, tutto da ricostruire.
La memoria ferita, la speranza soffocata.
Per loro è l’ora più buia, come per tanti di noi oggi.
Il Vangelo narra che in questa situazione, alcune donne non si lasciano paralizzare e si danno da fare per preparare i profumi e gli unguenti che serviranno per il corpo di Gesù.
Non rinunciano all’amore. Nel buio del cuore accendono la luce della misericordia.
La Madonna del Sabato Santo prega e spera. Nella sfida del dolore, confida nel Signore.
Troviamo in queste donne l’esempio e la forza per affrontare e superare ogni sabato santo che stiamo vivendo nella nostra vita.
Don Michele Fontana