In piena ottava di Natale, mentre ancora si respira il profumo della paglia che fa da giaciglio al neonato Gesù, la liturgia celebra la “festa dei Santi Innocenti“: le vittime della strage dei bambini sotto i due anni che Erode fece ammazzare nella regione di Betlemme per eliminare il futuro “re”.
Il ricordo di quel tragico evento spinge a fare memoria di tutti i bambini che hanno sofferto e continuano a soffrire violenza nel corso della storia.
Ci sono tanti “martiri” innocenti anche oggi.
Le immagini dagli scenari di guerra li mostrano mentre giocano tra le macerie delle case, tuffandosi nei crateri delle bombe.
La cronaca quasi quotidiana riporta notizie di bambini utilizzati per soddisfare piaceri perversi; condannati alla schiavitù; sfruttati nel lavoro nero; depauperati dei propri organi; scelti per il traffico di droga o di armi; abbandonati a loro stessi; morti di fame e di freddo.
Non c’è niente di più umanamente insostenibile del dolore dei bambini.
Non c’è niente di più diabolico del dolore provocato ai bambini.
Difronte a queste atrocità non possiamo rimanere inermi e anestetizzati. Dobbiamo indignarci, combattere e gridare contro ogni causa di violenza, a partire dalla condanna dei nostri stessi stili di vita che permettono questi obbrobri.
La memoria dei Santi Innocenti invita a ricercare i loro volti in quelli dei tanti bambini sofferenti di oggi, e a riscoprire in essi i lineamenti di Gesù.
I Santi Innocenti, infatti, sono morti a causa di Gesù, per eliminarlo. Ciò autorizza ad affermare che in ogni bambino maltrattato, deturpato della dignità, privato del sorriso e della luce negli occhi, c’è Gesù Bambino che continua a giacere nelle squallide mangiatoie della storia.
Quei fanciulli morti perché scambiati per il Signore, pur non essendo ancora “cristiani” nel senso canonico del termine, mostrano chi sono i veri discepoli: coloro che dagli altri sono scambiati per lui!
Don Michele Fontana