Ancora una volta il Vangelo ci fa soffermare su una parabola relativa a un banchetto.
In questo caso, motivando a riflettere sugli inviti.
Quando ogni cosa è pronta per la festa, tutti gli invitati della parabola, uno dopo l’altro, cominciano a declinare scusandosi: chi ha comprato un campo; chi ha acquistato cinque paia di buoi; chi si è appena sposato. Sono chiaramente dei pretesti.
Il padrone di casa, però, non demorde: la festa si terrà ugualmente; chiede al servo di andare per le piazze e le vie e invitare gratuitamente poveri, storpi, ciechi e zoppi.
Il racconto c’interpella personalmente.
Innanzitutto perché chiede di riconoscerci negli invitati al banchetto che il Signore, in modo totalmente gratuito, prepara ogni giorno per tutti.
Ma quante volte il nostro cuore sceglie altri inviti e rifiuta quello del Signore?
Troviamo sempre una scusa per non sederci al tavolo della preghiera, dimenticando che solo là possiamo gustare ciò di cui il cuore e la vita hanno veramente bisogno.
La parabola, inoltre, indirizza a rivedere la nostra esistenza mettendoci anche dalla parte del padrone di casa.
Quando siamo noi a donare un banchetto (festa, aiuti, amicizie, sostegno ecc.), chi sono i nostri invitati?
Al banchetto del bene comune nella nostra società (sanità, istruzione, lavoro, giustizia, accoglienza, protezione, ecc) possono sedersi tutti, o pretendiamo distinzioni in base a provenienza geografica, colore della pelle, credo religioso, scelta politica, condizione sociale e culturale?
Don Michele Fontana