La seconda domenica dopo Natale il Vangelo mantiene la riflessione sul mistero della nascita di Gesù, e ancora una volta (la terza in una settimana) propone il prologo di Giovanni.
Si sono prodotti fiumi d’inchiostro nel desiderio di cogliere piccoli granelli dell’immensa ricchezza che questo testo custodisce.
Molto umilmente vorrei soffermarmi su due versetti, che sono esattamente gli stessi che abbiamo riportato nel grande vangelo che campeggia sul presepe fatto in chiesa.
Il primo, che corrisponde all’incipit dello scritto giovanneo, è :
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio“.
Il secondo, incastonato nel cuore del testo, annuncia gioiosamente:
“Il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi“.
Innanzitutto notiamo che il Prologo inizia con le stesse parole con cui comincia la Bibbia: “In principio“.
Intuiamo subito, quindi, che l’autore intende portarci alle origini stesse della vita.
Siamo catapultati a quel “principio“, prima della creazione di ogni cosa, quando il Verbo già c’era.
Il sostantivo “Verbo” è ricco di significati filosofici e biblici.
Tuttavia a me piace soffermarmi sull’accezione letterale, che è “Parola“.
“In principio era la Parola“.
In principio, prima delle origini dell’universo stesso, c’è una parola che Dio vuole dire e dare a ciascuno di noi: “Ti amo”.
Prima che tutto fosse, già il Signore ci amava.
Ma quella Parola non rimane un semplice suono: “si fa carne“, cioè viene detta e data nella vita concreta di una persona, che è Gesù.
In Lui Dio ci ama e ci dona il suo amore; in Lui ci dona continuamente la sua sapienza.
A noi tocca accogliere questa Parola nell’Eucaristia; meditarla nel Vangelo; comprenderla nell’invocazione dello Spirito Santo; e con essa illuminare la nostra vita attraverso la preghiera.
Don Michele Fontana.