Il giorno successivo la solennità di Ognissanti la Chiesa commemora tutti i fedeli defunti.
Il motivo della vicinanza delle due ricorrenze, e soprattutto il fatto che la prima preceda di un giorno la seconda, è spiegato da papa Benedetto:
“La comunione dei santi … unisce i fedeli defunti a quanti sono pellegrini nel mondo. Un legame misterioso ma reale, alimentato dalla preghiera e dalla partecipazione al sacramento dell’Eucaristia. Nel Corpo mistico di Cristo le anime dei fedeli si incontrano superando la barriera della morte, pregano le une per le altre, realizzano nella carità un intimo scambio di doni” (Angelus 1 novembre 2005).
Entrambe le ricorrenze hanno, quindi, come principio di fede la “Comunione dei santi”, cioè l’unione profonda di tutti i fedeli (viventi e già defunti), che formano un solo “Corpo” in Cristo Gesù, con Cristo Gesù, per Cristo Gesù.
Nella solennità di ieri abbiamo contemplato questa Comunione guardando il Paradiso e scorgendo in coloro che lo “abitano”, modelli da seguire e fratelli da pregare per avere anche noi la gioia di percorrere lo stesso cammino e raggiungere la medesima meta.
Nella commemorazione di oggi continuiamo a mantenere lo sguardo rivolto verso il Cielo. Questa volta per richiamare al cuore nostro e al cuore di Dio i nostri cari che già lo abitano, pregando e offrendo opere di misericordia in suffragio delle loro anime.
Ricordiamo, infatti, che la prima preghiera per i morti è la carità ai vivi; il migliore omaggio floreale sono i “fioretti’ delle buone azioni quotidiane; i ceri più utili sono le opere di misericordia con cui illuminare il buio di speranza nel cuore di chi è triste, solo, sfiduciato.
Don Michele Fontana