Anche oggi il Vangelo presenta Gesù ospite di uno dei capi dei farisei per il pranzo. Notando come i commensali scelgono i primi posti dice:
“Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto!… Invece va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: Amico, vieni più avanti!… Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Un testo rabbinico richiama il concetto:
“Tieniti lontano di due o tre posti da quello che ti spetta e attendi che ti si dica: Sali più su! Sali più su! Piuttosto che sentirti dire: Scendi, scendi”.
Insegnamento che termina con una sentenza che dovremmo sempre tenere in mente:
“Il mio abbassamento è la mia esaltazione, e la mia esaltazione è il mio abbassamento”.
Diversamente dal testo rabbinico, però, Gesù, non invita a scalare di due o tre posti, ma a mettersi all’ultimo. L’ultimo posto è quello occupato dai servi.
Così, la parabola, aldilà di un’indicazione di bon-ton, offre volutamente un messaggio spirituale: occupare l’ultimo posto significa occupare il posto del servizio, partendo proprio da chi sta alla periferia del banchetto.
Chi occupa questo posto è esaltato da Dio.
L’antitesi primo/ultimo evoca, così, il Magnificat e la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio.
Una dimostrazione su come vivere quest’insegnamento viene quotidianamente offerta da Papa Francesco, che ha deciso di occupare sempre il posto alla periferia del banchetto della storia, per mettersi a servizio di tutti, partendo da quelli che sono relegati ai confini. Dovunque è invitato, realtà ecclesiale o civile, chiede di visitare per prime le persone ai margini, per portare il messaggio di Gesù che sceglie di stare affianco a loro.
Lo stesso Pontefice, nel suo magistero insegna che le periferie esistenziali non si trovano solo nelle favelas del terzo mondo: spesso sono più vicine a noi di quanto pensiamo; sono là dove si trova una persona esclusa o reclusa dall’indifferenza, dall’odio, dalla violenza, dal sopruso, dalla discriminazione, dalla povertà, dalla solitudine, dalla malattia.
Chiediamo al Signore che ci aiuti a comprendere la grandezza di occupare il posto del servizio per chi giace alle periferie delle nostre famiglie, delle nostre amicizie, della nostra società.
Don Michele Fontana