Il Vangelo di oggi ci fa assistere a uno spaccato della vita comunitaria di Gesù con i discepoli più stretti.
Sono su una barca e, improvvisamente, si accorgono di non aver portato abbastanza cibo. Come avviene spesso, e sarà capitato qualche volta anche a noi, iniziano a “discutere fra loro“. Così l’evangelista Marco narra quello che probabilmente sarà stato un momento d’incomprensione reciproca e surriscaldamento degli animi, in cui ciascuno avrà dato colpa a qualche altro.
Gesù, con tanta pazienza e amore interviene nella disputa portando pace e serenità sulla barca. Nel passato aveva moltiplicato, per migliaia di persone, cinque pani e due pesci, e successivamente sette pani e pochi pesciolini. Come possono avere timore ora?
Nel rimproverarli, il Signore parla di “cuore indurito“.
Il cuore, nel linguaggio biblico, indica la sede della vita affettiva, ma anche la fonte dei pensieri e della comprensione.
Egli, quindi, contesta loro una mancanza d’intelligenza, un’incapacità di riconoscere in lui la potenza di Dio, uno spirito accecato.
Dice loro: “Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite“. In queste metafore viene espressa in modo plastico la durezza del cuore: incapacità (o mancanza di volontà) di “vedere altro” e di “vedere l’Altro”; incapacità (o mancanza di volontà) di “udire altro” e di “udire l’Altro”.
Anche noi rischiamo di avere il cuore indurito quando, dinanzi alle difficoltà e ai problemi della vita, reagiamo come i discepoli nel brano odierno, trovando qualcuno con cui “discutere“ piuttosto che aprire gli occhi per riconoscere la presenza di Dio che non abbandona, e aprire gli orecchi per ascoltare la sua parola che dona pace, serenità e luce sulle scelte da compiere.
Don Michele Fontana