A pochissimi giorni dal Natale, il Vangelo della Messa ci offre il canto del Magnificat con cui Maria loda Dio quando fa visita a sua cugina Elisabetta.
In esso possiamo cogliere due movimenti.
Il primo è una voce solista di una donna che loda il Salvatore perché ha fatto grandi cose nella sua anima e nel suo corpo. Nelle parole della Vergine, infatti, risuona costante l’uso della prima persona: “L’anima mia… il mio spirito… mio salvatore… mi chiameranno beata… grandi cose ha fatto in me…“.
L’anima della preghiera è, quindi, la celebrazione della grazia divina che ha fatto irruzione nel cuore e nell’esistenza di Maria, rendendola Madre del Signore.
Il secondo movimento ha una tonalità più corale, quasi che alla voce della giovane di Nazareth si associ quella di ogni uomo, di ogni tempo, anche la nostra, per celebrare le scelte sorprendenti di Dio.
Nel testo greco si susseguono sette verbi all’aoristo che, quindi, indicano altrettante azioni compiute dal Signore non solo nel passato, ma continuamente nella storia.
Il Signore sempre “dispiega la potenza… disperde i superbi… rovescia i potenti… innalza gli umili… ricolma di beni gli affamati… rimanda i ricchi… soccorre Israele“.
In questo settenario è evidente che, sebbene la nebbia fitta delle vicende umane sembri mostrare il trionfo di “superbi, potenti e ricchi“, i veri prediletti di Dio sono “coloro che lo temono“, cioè coloro che si sforzano di rimanere fedeli alla sua parola in ogni situazione, anche quando tutto sembra andare contro.
Così il canto invita ciascuno di noi ad associarci a questo grande coro.
Don Michele Fontana