“Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”.
Nel Vangelo di oggi, con queste parole Gesù si rivolge anche a noi, utilizzando l’immagine domestica del lievito, ritornata familiare in tempo di quarantena.
La finalità del lievito è di essere inserito nell’impasto per permetterne la fermentazione.
Secondo questa allegoria, il lievito dell’ipocrisia, impastato in un gruppo, una famiglia, un’amicizia, fa fermentare le discordie e le divisioni, le liti e le incomprensioni.
Per questo Gesù chiede di starne lontano.
Ma dove si trova questo lievito? Dovunque ci sono maschere!
L’ipocrisia è come il trucco per un viso increspato dalle rughe. Più vistose sono le pieghe e i solchi, più difficile è per il make up nasconderle.
In ogni caso, arriva il momento, al termine del giorno in cui bisogna struccarsi, e inevitabilmente riemerge anche ciò che si è riusciti a sommergere con abilità.
“Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”.
Più le rughe dei nostri cattivi pensieri, dei giudizi, delle gelosie, delle invidie, sono profonde, più è difficile nasconderle.
E comunque, al termine di ogni giornata, così come al termine del giorno ultimo della vita, quando ci presentiamo davanti al Signore, siamo completamente struccati.
Don Michele Fontana