Oggi Gesù usa la similitudine del gioco per spronarci nelle nostre apatie.
“A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
L’esistenza umana è presentata come un grande gioco: il gioco della vita, fatto da vittorie e sconfitte, alti e bassi, fermate e riprese, stanchezze ed entusiasmi, noie e passioni.
Così si comprende la parabola in cui si narra di alcuni ragazzi che, nonostante molteplici inviti, rifiutano di giocare, qualunque siano le proposte: rappresentazione di una festa, come la scena di un matrimonio (dove si suonava il flauto), o di un lutto, come per un funerale (dove si cantavano i lamenti).
Il racconto evidentemente si rivolge a ciascuno di noi, e rivela che qualunque situazione della vita attraversiamo, Dio vuole mettersi in gioco con noi e per noi.
Ma noi, cosa facciamo? Giochiamo o restiamo fermi, indolenti, magari criticando il gioco, i giocatori o le regole?
Altro che Ronaldo, altro che Messi, o Maradona o Pelè, noi abbiamo nella nostra squadra Dio stesso!
Come scrive S. Paolo ai Romani: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? “; se Dio gioca con noi, chi può vincerci?
Alziamoci, dunque, scuotiamo apatie e paure, e mettiamoci in gioco.
Don Michele Fontana