Un uomo ha piantato un fico nella vigna e ogni estate va a raccoglierne i frutti, ma non ne trova: la pianta è sterile!
La parte finale del Vangelo di questa domenica ritrae questa scena dipinta con i colori del lavoro, del sudore, dell’impegno, della speranza, ma anche con i contrasti della delusione e dell’aridità, o meglio della delusione per l’aridità.
Spinto dalla delusione per tre anni di sterilità e sacrifici andati invano, il padrone della vigna decide di eradicare il fico e piantare un altro albero: perché dovrebbe continuare a sfruttare terreno, acqua, fatica e sudore?
Chiama il contadino e gli comunica la volontà. Ma il vignaiolo chiede di continuare ad avere pazienza per un altro anno. Egli stesso avrebbe riservato particolari cure e attenzioni.
Quel fico rappresenta la nostra umanità indifferente e arida, incapace di portare frutti di bene. Anzi, al contrario, produce sempre più spesso guerre, cattiverie, discordie e divisioni.
Gesù è il contadino che intercede presso il Padre in favore dell’umanità e smuove la sua misericordia.
Tutti abbiamo bisogno di convertirci, d’iniziare a produrre frutti buoni di riconciliazione e di pace. Non possiamo attendere sempre che siano gli altri a farlo.
La pace nasce da piccoli gesti di pace; la fraternità è un tessuto che prende vita solo quando i piccoli fili dell’ordito sono attraversati da trame di solidarietà.
Ma noi spesso siamo sterili!
Nonostante questa sterilità, Dio con pazienza ci offre, proprio oggi, la possibilità di cambiare.
Questa domenica il Vangelo invita, dunque, a chiederci cosa fare per portare frutti di pace e riconciliazione nelle vigne in cui il Signore ci ha piantato; cosa “tagliare” dalla nostra vita.
Don Michele Fontana