“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”.
Con quest’immagine dal sapore biblico inizia l’esortazione con cui Gesù apre il Vangelo di oggi.
A chi la ascoltava, essa richiamava i racconti della prima Pasqua, quella della liberazione dall’Egitto guidata da Mosè. In quella notte tutti gli israeliti, “con i fianchi cinti” (Es 12,11), si misero in cammino, per un esodo di quarant’anni, un’intera vita.
La metafora ricorda, pertanto, che l’esistenza è un lungo viaggio, una “peregrinatio”, un pellegrinaggio fatto a tappe. Ognuna di esse è un momento di ristoro, ma anche di ripartenza.
Ogni giorno, ogni situazione quotidiana, dobbiamo viverla come un piccolo passo che si aggiunge al precedente e anticipa il successivo; e con entrambi va rivolto verso la meta.
Il richiamo ai fianchi cinti, inoltre, anticipa il momento in cui Gesù avrebbe lavato i piedi ai discepoli (Gv 13,4); le lampade accese, da parte loro, richiamano le vergini sagge della parabola, che non devono far spegnere la fiamma della carità (Mt 25,7).
Così, viene spiegato anche come trasformare il camminare quotidiano in “cammino”, il “peregrinare” della vita in “pellegrinaggio”, il tracciato percorso in “sentiero”: con la fiamma della carità, e il grembiule del servizio.
Don Michele Fontana