Satriano, 17 ottobre – Al sabato l’offerta culturale nella provincia di Catanzaro è notevole. Si comincia al mattino con l’AperiArt di Armonie d’Arte Festival al Parco della Biodiversità e le mostre nei musei, si prosegue nel pomeriggio nelle librerie e circoli culturali con le presentazioni di libri e in serata l’imbarazzo della scelta: al Teatro Comunale di Catanzaro in scena la seconda serata di “Edizione Straordinaria” del maestro Salvo Corea; a Lamezia l’ultima opera di un cartellone straordinario proposto da AMA Calabria; a Soverato la sesta serata di “Ramificazioni”, il primo festival della danza d’autore in Calabria, diretto da Filippo Stabile. Questi sono soltanto alcuni degli eventi che si aggiungono ai diversi Cinema. Luoghi che, finalmente, sono ritornati ad essere aperti al 100% della capienza dopo due anni.
Noi scegliamo un’ulteriore proposta che il nostro territorio ci offre. Alle 18:00 Santa Messa nella parrocchia Santa Maria della Pace in Satriano, alle porte di Soverato, poi, il tempo di una piccola cena, e ritorniamo nella grande sala teatro dell’oratorio, Teatro “Don Bosco”. Lo facciamo per assistere ad un’opera prima scritta e diretta dal parroco don Michele Fontana e messa in scena con la collaborazione di alcuni fra gli aderenti ai diversi gruppi parrocchiali, “Vaccinata”. Considerato che ci troviamo di fronte ad un prodotto artistico amatoriale, la scelta non ci delude, perché ci divertiamo e riceviamo anche spunti per riflettere.
L’idea nasce nella primavera di quest’anno, quando le regioni italiane sono alle prese con le limitazioni imposte dalle zone rosse e zone gialle. Il parroco e gli operatori dell’oratorio si pongono l’obiettivo di trovare un posto e un’occasione di incontro per rinsaldare il gruppo che è inattivo da quasi due anni. Creare anche un’occasione di leggerezza in un momento un po’ cupo. Scelgono di fare un commedia teatrale in cui ognuno possa mettere a frutto i propri talenti personali. Una parodia di questo tempo surreale che stiamo vivendo.
La scrittura prende spunto da un canovaccio presente in Internet ma viene completamente modificato e rivisitato per renderlo contemporaneo a questo periodo e adatto alle finalità poste. Il lavoro di regia è consistente, nessuno di loro ha esperienza di studi attoriali. Fatte le debite premesse, il risultato è ottimo; il pubblico, che per due sere consecutive ha occupato le oltre cento sedie disponibili, si diverte e, dai commenti che ascoltiamo, apprezza. E noi ne approfittiamo per distrarci un attimo, lo giuriamo, soltanto un attimo e godere di un secondo spettacolo al prezzo di uno. Quello che ci offrono i presenti in continuo movimento nelle loro poltrone di plastica a causa delle risate indotte dal palcoscenico e gli applausi a scena aperta in risposta.
La trama ruota intorno a due sorelle anziane, la Nina e la Pina, la cui vita viene travolta dallo tsunami della pandemia. La scena si svolge in una stanza della loro casa arredata con gusto in arte povera. Il primo atto si svolge nel marzo 2020, il secondo nella primavera 2021, quando i vaccini entrano a far parte della nostra vita.
I personaggi sono sette e va dato merito a tutti i loro interpreti perché riescono a mettere in evidenza le particolarità dei loro caratteri riuscendo a bilanciare la parodia senza cadere in un eccesso di goffaggine. Il cast nasce come idea per l’oratorio ma viene presto allargato ad altri personaggi per consentire la rappresentanza di diversi gruppi parrocchiali: Oratorio, Catechisti, Scout, Caritas, AIFO, Hospitalté ed altri.
Per questi motivi li citiamo singolarmente.
Maria Luce Fontanella e Enza Sciacca, la Nina e la Pina, che riescono a sdrammatizzare, senza spogliarlo dell’importanza, quel primo impatto che tutti noi abbiamo avuto con l’improvviso arrivo di questa subdola pandemia. Simpatici anche i diverbi dovuti al riaffiorare di antichi dissapori.
Rosanna Varano. Non crediamo di far torto a nessuno se per lei spendiamo una parola in più. La Lina Santamaria, l’immancabile vicina di casa sempre presente. Avevamo conosciuto la sua verve comica in una precedente commedia. Ne abbiamo avuto ieri la conferma. Nonostante, ripetiamo, non abbia esperienza di studi attoriali, non sbaglia mai il tempo, non ha incertezze, è sempre al posto giusto. Con la complicità delle due sorelle induce il pubblico a diversi applausi a scena aperta.
Pasquale Rotundo è l’infermiere del 118 intervenuto per un sospetto contagio della Nina. Ne approfitta per far pubblicità alla ditta di Pompe Funebri del fratello.
Anna Chiaravalloti è la dottoressa. Anche per lei spendiamo una parola in più. Non è facile rimanere concentrata quando i personaggi con cui ti confronti ti martellano con risposte che fanno continuamente ridere il pubblico. Brava nel gestire i momenti in cui le risate si protraggono fragorose.
Non manca un fantasma che interviene in sogno alla Nina in delirio per la febbre alta. La sua è una voce neutra. Alla fine, quando sulla ribalta si toglie il cappuccio, scopriamo essere Gerarda Sestito.
Infine una chicca. Anche il parroco, don Michele Fontana, interviene attraverso uno strano monaco che, dopo la Nina, la Pina e la Santamaria, non poteva che chiamarsi Fra Cristoforo. Pretende di entrare nelle case per convertire le persone in previsione di una imminente morte per la pandemia. Il confrontarsi con il loro parroco potrebbe creare difficoltà alle attrici. Non accade. Il pubblico lo accoglie con entusiasmo.
“Al termine di questa serata portate a casa la gioia e il diletto che avete avvertito, il suono delle risate e degli applausi ma, soprattutto, portate con voi tre particolari messaggi che, con quest’opera, cerchiamo di veicolare: la straordinarietà dell’ordinarietà e di quei lavori ordinari che ci hanno permesso di non soccombere in questo periodo surreale che abbiamo vissuto; la centralità della famiglia e l’importanza della fede”, queste le parole finali pronunciate da don Michele.
Noi li ringraziamo per averci fatto divertire ed essere riusciti ad occupare la nostra attenzione.
Saverio Fontana
Articolo estratto da Infooggi: