Gesù si trova in casa. Alcuni uomini, portano una persona paralizzata su un letto nel tentativo di farla giungere fino a lui. Non trovando da quale parte entrare a causa della folla, salgono sul tetto e, attraverso le tegole, la calano con il lettuccio nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, Gesù concede la grazia. Prima tuttavia guarisce lo spirito perdonando i peccati, poi il corpo (Lc 5,17-26).
Nel rileggere questa pagina del Vangelo spesso la mia mente torna all’esperienza di Lourdes e ai tanti sofferenti, molti dei quali allettati, che accorrono a Gesù attraverso sua Madre accompagnati dall’amore e dalla fede di uno stuolo di volontari. Anche a Lourdes, come quel giorno a Cafarnao, la prima guarigione che Gesù concede è quella dello spirito: chiunque vi si reca con fede si sente protagonista del miracolo della grazia di Dio che entra nel cuore e riaccende la fiaccola della speranza che illumina di pace il buio della sofferenza.
Nel raccontare l’episodio, Luca ha cura di sottolineare come la duplice guarigione sia stata provocata dalla fede degli amici dell’uomo paralizzato: “vista la loro fede“.
Sì, perché la fede deve essere visibile. Quando non lo è, non è vera fede, ma semplice sentimentalismo.
Non basta dire: “Signore, Signore”; non basta dire: “Gesù, ti voglio bene”; non basta dire: “Io sono cristiano, vado a Messa”, ecc.; bisogna far vedere la fede attraverso le opere. Sono le scelte della vita, il modo di parlare e di comportarci che testimoniano la fede; sono i momenti vissuti in preghiera ritagliati nel tran tran della quotidianità che alimentano la fede; è la frequenza alla Confessione e la partecipazione all’Eucaristia che fa crescere la fede.
La fede visibile strappa il miracolo dal cuore del Signore. Qualunque miracolo!
Don Michele Fontana