Nella parabola di questa domenica Gesù narra di due uomini che vanno a pregare al tempio.
Uno è fariseo, e per questo ritenuto persona pia e devota; l’altro è pubblicano, cioè esattore delle tasse per gli oppressori Romani; lavoro che lo fa considerare da tutti un pubblico peccatore da emarginare.
Il fariseo, stando in piedi, prega tra sé ringraziando Dio per non essere come gli altri: ladri, ingiusti e adùlteri; digiuna e compie le altre opere di precetto più del richiesto.
Il pubblicano, invece, si ferma a distanza, non osa nemmeno alzare gli occhi, ma si batte il petto implorando: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Gesù conclude dicendo che il pubblicano, nonostante sia da tutti giudicato peccatore, torna a casa giustificato, a differenza del fariseo, che tutti credono santo.
Nell’ascoltare la parabola stiamo attenti a non metterci facilmente nella parte del pubblicano contro quelli che riteniamo essere i farisei del nostro tempo. Così facendo diventiamo esattamente come chi condanniamo: ci mettiamo in piedi davanti a Dio giudicando gli altri.
L’insegnamento che Gesù oggi vuole darci, infatti, è togliere dal cuore e dalla mente ogni giudizio e disprezzo nei confronti degli altri.
La parabola, inoltre, c’invita a porci davanti al Signore con le nostre mancanze, confidando nel suo amore in ogni necessità.
“O Dio, abbi pietà di me peccatore“.
Don Michele Fontana