Un tale, non meglio specificato dal Vangelo, che non fa parte della cerchia dei discepoli più stretti, scaccia demoni nel nome di Gesù.
Invece di rallegrarsi per i doni di grazia, l’apostolo Giovanni, giovane e dal carattere focoso, tanto da essere soprannominato “figlio del tuono”, s’ingelosisce e vuole impedirglielo.
Gesù prende spunto per insegnare che Dio può operare cose buone, e persino prodigiose, anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua a un missionario.
Sant’Agostino commenta l’episodio con un’affermazione tanto lapidaria quanto reale e sempre attuale:
“Come nella Cattolica (cioè nella Chiesa) si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico“.
I membri della Chiesa non devono provare gelosia ma rallegrarsi se qualcuno, esterno alla comunità, opera il bene nel nome di Cristo con intenzione retta e rispetto.
Anche all’interno della Chiesa, d’altronde, può capitare che si vivano esperienze non in sintonia con la sua fede e la sua missione.
Medesimo esempio può essere riferito a ogni aggregazione umana, religiosa e non (a partire dalla famiglia, per continuare con i gruppi e le associazioni di ogni genere): sicuramente ci saranno persone o esperienze al di fuori di esse che sono in armonia con le loro finalità più vere e genuine, e contemporaneamente ci saranno persone ed esperienze all’interno che rischiano di minarne i valori e lo spirito.
Non è bene chiudere le porte alle prime, così come non è saggio far finta che non esistano le seconde.
Per ogni suggerimento, parola, invito, esperienza, persona, da dovunque provengano, l’atteggiamento corretto è lo spirito di discernimento, così come suggerito dall’esortazione di Paolo ai Tessalonicesi:
“Non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male“.
Don Michele Fontana