Oggi, 31 gennaio, nella festa di don Bosco il Vangelo presenta due brevissime parabole che hanno come oggetto la Parola di Dio descritta come un “seme” (Marco 4,26–34).
Nella prima similitudine Gesù sottolinea che, una volta piantato il seme, esso attecchisce e si sviluppa da solo, sia che il contadino dorma sia che vegli. Così intende rivelare che la Parola di Dio ha una vitalità propria che la fa operare con potenza permettendole di far germogliare il bene nel cuore di chiunque. Questa convinzione ha animato don Bosco e il suo impegno nei confronti dei giovani. Non indugiava a valutare il terreno sociale e culturale da dove provenissero, non giudicava la loro storia presente e passata, ma seminava con fiducia la Parola del Signore attraverso la bontà, consapevole che una volta accolta avrebbe portato frutti. La smisurata fiducia di don Bosco per i giovani è, in verità, smisurata fiducia in Dio che fa germogliare e maturare attraverso vie sempre nuove e misteriose ogni seme di bontà piantato nella vita di ciascuno.
Nella seconda parabola Gesù chiede di riflettere sulla vitalità del granello di senape: pur essendo il più piccolo di tutti i semi, è pieno di vita e cresce fino a diventare “più grande di tutte le piante dell’orto“. Anche quest’immagine ha ispirato e accompagnato la missione di don Bosco. Egli era consapevole che la grazia di Dio può risollevare la vita di ciascuno e permettere anche ai giovani di più umili estrazione e di più degradato contesto culturale di crescere e diventare alti alberi nell’orto di Dio e nel terreno della società.
Il Vangelo di oggi invita, dunque, a imparare da don Bosco che il bene dei giovani e per i giovani richiede la nostra collaborazione, il nostro impegno, soprattutto il nostro cuore, ma è principalmente iniziativa e dono del Signore da implorare nella preghiera.
Don Michele Fontana