Scribi e farisei tentano di tendere un tranello a Gesù portandogli una donna colta in flagrante adulterio.
Fanno finta di voler conoscere il suo parere sulla punizione da darle, ma ciò che a loro interessa è farlo cadere in errore per avere qualcosa di cui accusarlo.
Se, infatti, Gesù si appellasse alla severità della Legge dovrebbe approvare la lapidazione della donna (pena prevista in questi casi), dichiarando nullo il suo stesso insegnamento fatto di gesti e parole di misericordia e mitezza; se invece invitasse al perdono, chiederebbe di andare contro la Legge, e quindi sarebbe colpevole lui stesso.
Posto tra incudine e martello, il Signore non risponde immediatamente. Tace. Riflette. Si china e scrive con il dito per terra.
Quel gesto misterioso è un chiaro invito alla calma e insegna a non agire sull’onda dell’impulsività.
Quanti errori e quanti danni commettiamo quasi quotidianamente per impulsività!
Di fronte all’insistenza di scribi e farisei che pretendevano una risposta, Gesù dice:
“Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei“.
Una risposta che spiazza e disarma nel vero senso della parola: ciascuno depone le “armi”, cioè le pietre pronte ad essere scagliate: sia quelle visibili contro la donna, sia quelle nascoste contro Gesù.
Ascoltando oggi a Messa quest’invito, decidiamo anche noi di far cadere le armi con cui combattiamo battaglie familiari e relazionali: il pettegolezzo, le maldicenze, le calunnie, le bugie, gli insulti, le minacce, le ritorsioni, le violenze, i giudizi, le condanne, e ogni tipo di cattiveria fisica o psicologica, verbale o taciuta.
Don Michele Fontana