Per molti novembre, non solo il 2, è un mese triste, caratterizzato dal ricordo “vivo” di familiari e conoscenti defunti.
Anche la natura dà l’impressione di unirsi a questa mesta commemorazione con l’inoltrarsi dell’autunno in cui tutto sembra un lento lasciarsi andare: le foglie cadono dagli alberi e la luce del giorno è sempre più debole e breve. Il libro della creazione, infatti, sembra voler richiamare alla nostra riflessione il declino della vita, tanto da poter dire che l’autunno, avviandosi verso l’inverno, è una metafora del percorso delle stagioni di ogni vita terrena.
Ogni anno, in questo periodo, soprattutto in occasione delle visite ai cimiteri, nella memoria si aprono come degli scrigni fatti di ricordi, dai quali il cuore estrae volti, nomi, episodi, circostanze, aneddoti che richiamano persone care, tentando disperatamente di farle rivivere, anche solo per breve tempo.
La nostra fede aiuta a non permettere che questi momenti ci lascino nella disperazione, ma invita ad aprire questi scrigni con le chiavi della speranza, secondo la quale i defunti non sono spariti per sempre ma hanno semplicemente attraversato la porta del tempo e ora vivono nell’eternità, in una dimensione puramente spirituale. Proprio per questo ora sono senza più vincoli di tempo e di spazio, per cui possono essere contemporaneamente vicini a Dio e a noi, dovunque siamo, in questo istante e in quelli futuri della nostra vita.
Cosa possiamo fare noi per loro? Rendere grazie, rendere attuale, rendere presente.
Rendere grazie al Signore per avercene fatto dono mettendoli sul nostro cammino, e per tutto il bene che da essi abbiamo ricevuto.
Rendere attuale i valori e gli insegnamenti che ci hanno trasmesso, facendoli nostri, vivendoli e tramandandoli agli altri.
Rendere presente il loro nome nel cuore di Dio attraverso le preghiere e le opere di carità da compiere in loro suffragio.
Don Michele Fontana