Il cammino quaresimale è circoscritto da due simboli alquanto loquaci: la cenere del primo giorno e il fuoco con cui comincia la veglia pasquale.
La loro collocazione richiama, in senso inverso, il percorso di quei ramoscelli che sono stati utilizzati per ricavarne la sacra polvere che riceveremo nella liturgia, e che sono passati dalla fronda verdeggiante alla cenere grazie al fuoco.
Il percorso quaresimale, come dicevamo, è esattamente inverso, e parla di cenere che, passando attraverso il fuoco della Pasqua, può tornare a rinverdire.
Non è un’evoluzione naturale; è possibile solo per intervento divino, per grazia di Dio. E di fatti la Quaresima è “tempo di grazia”, anzi il tempo di grazia per eccellenza.
Mentre attenderemo in fila di ricevere la sacra cenere, presentiamo al Signore le nostre ceneri perché stenda su esse la sua mano benedicente e vi soffi lo Spirito che dà vita.
Presentiamogli i corpi martoriati dalla malattia, gli spiriti corrosi dalla cattiveria, gli animi consumati dal peccato, le vite logorate dai vizi.
Porgiamogli le unioni coniugali che si stanno incenerendo per mancanza di amore e le amicizie che si stanno polverizzando per incomprensioni e litigi.
Offriamogli la nostra vita, presente e futuro, che vediamo sfarinarsi per mancanza di sicurezza economica, affettiva o sociale.
Consegniamogli, infine, le persone martoriate dalla guerra, in modo particolare gli ucraini, che stanno vedendo la vita, il lavoro, le case, le famiglie, gli affetti frantumarsi sotto i colpi di incomprensibili bombardamenti.
Il cammino di Quaresima sia per tutti un percorso di rinascita, dalla cenere al ramo verdeggiante.
Perché ciò avvenga, però, alla grazia del Signore occorre unire il nostro impegno che, come suggerisce il Vangelo, deve essere fatto di preghiera, digiuno ed elemosina.
Preghiera, per cospargere il cuore di Dio con le nostre ceneri.
Digiuno dal fuoco dell’ira e da ogni cattiveria che consuma e incenerisce relazioni e attività.
Elemosina, cioè offerta gratuita della nostra speranza, destinando ostinatamente tempo e risorse per la rinascita.
Don Michele Fontana