Nel discorso riportato dal Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua, Gesù prepara i discepoli alla sua imminente Passione.
E lo fa infondendo speranza: tutto quanto volontariamente subirà gli permetterà di tornare al Padre; da lui è venuto e alla comunione con lui ritorna.
Filippo, uno dei Dodici, fende l’aria greve che sta appesantendo gli animi attraverso una richiesta che deflagra nel silenzio del Cenacolo: “Mostraci il Padre, e ci basta“.
Nelle menti dei commensali, in piena tempesta emotiva, quelle parole fanno affiorare ricordi di un’altra richiesta, quella fatta da Mosè direttamente a Dio: “Mostrami la tua Gloria” (Es 33,18).
Gesù risponde lapidario: “Chi vede me vede il Padre“. Lui è il volto, il cuore, le mani e la bocca di Dio sulla Terra.
Lo stesso concetto esprimerà san Paolo scrivendo ai Colossesi: Gesù Cristo è icona (immagine) del Dio invisibile (cf. Col 1,15).
Ecco perché i suoi discepoli vedendo lui vedeno il Padre.
E noi, ora?
Il principio rimane lo stesso.
Chi riesce a vedere Gesù, riconoscendolo nel volto degli altri, soprattutto dei poveri e sofferenti, vede il Padre, fa esperienza di Dio nella propria vita, ne avverte la presenza, ne gusta la benedizione.
Don Michele Fontana