Mentre Gesù insegna, una donna dalla folla alza la voce e gli dice: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”.
Senza scomporsi, egli le risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.
“Μaκarίa“, con questa parola greca che significa “beata” inizia l’elogio dell’anonima donna. Una parola che fa riecheggiare il nome di Maria nel suo suono, e a lei riporta contestualizzata nella frase.
Gesù era stato sospettato da parte di scribi e farisei di operare guarigioni ed esorcismi in nome di Beelzebùl, il capo dei demoni. La donna va controcorrente, entusiasta delle sue parole e delle sue azioni.
Nella sua lode, in una forma tipicamente semitica, fa riferimento alla ricchezza della maternità e al suo mistero, nella convinzione secondo cui la soddisfazione più grande per una madre è avere un figlio “grande” .
Dal momento che nell’Antico Testamento e nel mondo Giudaico si trovano affermazioni analoghe, si pensa che stesse citando un proverbio. Quell’esclamazione, tuttavia, su quella bocca, in quel momento, assume un tono profetico, e riecheggia le parole di Elisabetta, riprese nella preghiera mariana per eccellenza (Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo), e l’annuncio gioioso di Maria (D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata).
“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”. Con questa risposta, Gesù allarga la possibilità a entrare nella gioia a tutte le madri, non solo la sua!
Ogni figlio, ed essendo tutti figli si rivolge a ciascuno di noi, può essere beato e benedetto, rallegrare il grembo di Dio e della propria madre, se impara ad ascoltare e osservare il Vangelo.
Si ascolta con il cuore e la mente (oltre che con gli orecchi), e si osserva tenendo lo sguardo fisso sul pensiero e la volontà di Dio in ogni circostanza.
Don Michele Fontana