Domenica dopo l’Epifania il Vangelo ci conduce nel fiume Giordano per assistere a un evento straordinario.
Facciamo un balzo di oltre trent’anni e partecipiamo al Battesimo di Gesù.
Giovanni Battista prepara la strada al Messia radunando il popolo e invitandolo alla conversione.
Scorge da lontano Gesù presente nella folla per ricevere il battesimo. Glielo vuole impedire, ma il Signore non si lascia cambiare idea. Bisogna che ciò avvenga per il suo forte significato simbolico e perché attraverso esso inizia il suo ministero pubblico.
Gesù alla testa di una moltitudine di persone che attraversano il Giordano richiama un’altra scena biblica che di questa ne è prefigurazione. È quella di un altro “Gesù“, il cui nome nella nostra Bibbia è tradotto con “Giosuè” ma che in ebraico è lo stesso del nostro Salvatore, cioè Yeshua, che alla guida del popolo d’Israele attraversa quello stesso fiume, in quegli stessi luoghi, per entrare nella terra promessa.
La pasqua, che significa “passaggio”, di Giosuè a sua volta è immagine anticipatrice della Pasqua di Gesù in cui il Signore oltrepassa le acque della morte per condurci nella Terra promessa, nel Paradiso.
Il Battesimo che riceviamo, l’immersione nello Spirito Santo, è grazia e forza divina per permettere a ciascuno di oltrepassare con Gesù le acque della morte e giungere nella terra promessa; grazia e forza divina che permette di attraversare con lui le acque delle nostre morti quotidiane: le sofferenze, le preoccupazioni, le difficoltà, i peccati.
Capiamo, allora, come l’immagine del Giordano che oggi viene presentata alla nostra meditazione attraverso la lettura evangelica assuma un elevato significato spirituale e teologico: parlando del Battista, richiama alla mente la pasqua di Giosuè, preannuncia la Pasqua di Gesù, ricorda la nostra pasqua quotidiana.
Don Michele Fontana