Già dalla prima domenica d’Avvento la liturgia indica con chiarezza il percorso spirituale per incamminarsi verso il Natale e accogliere Gesù.
Il brano della prima lettura è tratto dal profeta Isaia e riporta una visione secondo cui popoli provenienti da ogni parte del mondo si muovono verso il monte del tempio del Signore invitandosi a vicenda: “Venite, saliamo sul monte del Signore” (Is 12,1-5).
La profezia rivela che questo pellegrinaggio cambierà totalmente l’atteggiamento delle persone: “spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci“.
Il monte del tempio del Signore è il luogo dove Egli dimora ed è particolarmente presente.
Da Isaia, dunque, siamo esortati a fare dell’Avvento un pellegrinaggio alla presenza di Dio, non da soli, ma coinvolgendo anche altri a partecipare.
“Venite, accorrete, andiamo al monte del Signore; andiamo alla presenza di Dio sul monte dell’Eucarestia, della preghiera, della Parola, della carità“.
Ecco cosa fare in questo Avvento: un pellegrinaggio quotidiano ai luoghi della presenza del Signore.
Un pellegrinaggio che di giorno in giorno dovrà cambiare la nostra vita, migliorare il nostro comportamento. Man mano che avanzeremo verso il Natale dovremo spezzare le spade e farne aratri.
Le nostre spade sono le armi di guerra e di offesa che utilizziamo quotidianamente per fare del male: la lingua quando parliamo per insultare, condannare, spettegolare, criticare; i social quando postiamo per diffondere odio e negatività; i ruoli e le cariche sociali quando sono per noi motivo di sopraffazione o discriminazione; il lavoro quando è causa di sfruttamento; i beni quando sono oggetto di divisioni, litigi e contese; e tante tante altre.
Faremo di questo Avvento un pellegrinaggio santo se saremo capaci di trasformare le nostre spade da strumenti di odio e violenza in occasioni di servizio e amore.
Don Michele Fontana