“Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono”.
Questa frase, proclamata nel Vangelo di oggi, risuona ai nostri orecchi quasi enigmatica.
Al suo centro c’è il verbo tradotto con “subisce”. In verità il greco “biázetai” ammette sia il valore passivo sia quello attivo, cioè si potrebbe tradurre sia come “fa violenza”, sia come “subisce violenza”.
L’interpretazione diventa ancor più enigmatica!
Ma procediamo per gradi.
Nel primo caso, la traduzione parla del regno dei cieli che si fa strada con violenza. Il significato sarebbe da decifrare tenendo conto di un’altra frase di Gesù: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!”.
Si tratterebbe di una violenza simbolica: il cristiano deve ingaggiare una lotta contro il male. Non possiamo pensarci veri discepoli senza lottare con tutte le forze contro la tentazione, i peccati, i vizi, i difetti che ci allontanano dall’amore di Gesù. Chi è anestetizzato al male, chi è addormentato spiritualmente, chi è apatico nella carità, non è cristiano.
È, in pratica, la logica che Gesù ha abbozzato nel Discorso della Montagna attraverso l’immagine della porta stretta che conduce alla vita e che pochi riescono a trovare.
La seconda traduzione, quella scelta dalla Cei, parla di un regno dei cieli che “subisce” attacchi costanti, sia da parte delle potenze demoniache, sia da parte dei loro seguaci che sono i perversi, gli ingiusti, i malvagi.
Anche in questo caso la nostra esperienza quotidiana mostra come sia vera e reale la parola del Signore. Continuamente la Chiesa nel suo insieme, e i singoli fedeli personalmente, sono sotto l’attacco di insulti, calunnie, discriminazioni e violenze.
Ma non dobbiamo scoraggiarci, Gesù ha promesso: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me… Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.
Don Michele Fontana